I Cavalieri di Vittorio Veneto
L’Ordine Militare di Vittorio Veneto, con l’unica classe dei Cavalieri, venne istituito con legge del 18 marzo 19a68 n. 263 per “esprimere la gratitudine della Nazione ai cittadini che contribuirono alla vittoriosa conclusione della prima guerra mondiale” (1915-18) o nelle precedenti. Tale onorificenza fu data, dietro esplicita richiesta degli interessati, ai combattenti decorati della Croce al Merito di Guerra o che si erano trovati nella condizione per avere titolo a tale decorazione. Agli insigniti di tale Ordine, il cui capo è il Presidente della Repubblica, venne concesso nel 1968 un assegno annuo vitalizio di lire 60000. L’erogazione di tale somma era ripartita in due rate semestrali: il 30 giugno e il 20 dicembre. Successivamente, l’articolo 2 della legge del 15 dicembre 1990 n. 417 ha stabilito la rivalutazione annuale del predetto assegno vitalizio.
L’insegna si compone di una croce greca, in bronzo, con rami di quercia sulle bordature dei bracci della croce, caricata in cuore da uno scudetto circolare riportante la Stella d’Italia, contornata dalla dicitura ORDINE DI VITTORIO VENETO, mentre sul rovescio, in cuore, appare caricato l’elmo usato dalle truppe italiane nel primo conflitto mondiale.
Il nastro è bianco, caricato da un palo centrale d’azzurro e da due pali laterali esterni formati ciascuno da sei verghette rappresentanti i colori della bandiera italiana alternati. Rovistando in una raccolta di fotografie, ho ritrovato quest’immagine, probabilmente dei primi anni ’70, nella quale sono stati immortalati i Cavalieri di Vittorio Veneto di Casanova.
Da destra a sinistra si possono riconoscere: Giansante Felici, Luigi Cavalli, Andrea Renzi, Bernardo Angelucci, Enrico Zelli, Valentino Mazzieri, Vincenzo Felici. A loro, come a tutti quelli che hanno sacrificato la loro vita per il bene della Patria, va il nostro riconoscimento e la nostra devozione!
(Testo di Roberto Renzi)


Estratto da “Leonessa e il Suo Santo”, n. 35, a. VII, gennaio-febbraio 1970.
Organizzare una festa ai nostri tempi è diventato un problema non tanto facile a risolversi, vuoi perché nessuno vuol prendersi delle responsabilità, vuoi perché la popolazione diminuisce sempre più per cui trovare persone volenterose diventa un assillo continuo.
Non ultimo inciampo è quello che si dà più importanza alle cose esterne (sport, complessi, bande ecc.), che alla parte essenziale: la spirituale, per cui la festa esiste o esisteva. In questa frazione, anni addietro, esistevano impegni e per il sacerdote e per alcune famiglie: ora piano piano questi vanno scomparendo con l’esodo continuo.
In tutti i modi credo che sia rendere omaggio alla storia se si accenna, anche se brevemente, alle vecchie tradizioni.
Dalla Cappellania Felici ogni anno il sacerdote doveva prendere 48 scudi e 96 baiocchi, per celebrare 143 messe libere, poteva dirle nel giorno che credeva; N. 52 secondo il regolamento lasciato dal titolare del beneficio, Don Luigi. Per di più doveva occuparsi dell’insegnamento ai ragazzi, della dottrina, e di qualche officio in onore della Madonna.
Nel 1860 il Governo italiano incamerò le elemosine di Pasquale Felici fu Giuseppe, che servivano per la celebrazione di n. 15 messe all’anno.

Le feste durante l’anno erano diverse e alcune famiglie provvedevano alla spesa necessaria pagando secondo la monete di allora, cioè in scudi e in baiocchi.
L’elenco secondo i mesi dell’anno. La famiglia di Antonio Felici versava uno scudo per la festa di S. Antonio abate, nel giorno della festa. Per quella di S. Giuseppe Patriarca ci pensava la famiglia Climinti e nel 1860 il capo famiglia si chiamava Giuseppe; venivano celebrate 3 sante messe, più quella del parroco. Nel mese di aprile ricorreva S. Giorgio e la signora Felici Paolina destinava uno scudo per la circostanza.

Nella seconda domenica di giugno si ripeteva la festa al santo patrono degli animali e il signor Francesco Felici fu Silvestro offriva uno scudo per tre sante messe.
Il quattro giugno di vari anni addietro al 1860, la signora Anna Lucia Vannimartini si trovava in campagna assieme alla figlia, durante il temporale furono colpite da un fulmine e bruciacchiate ma ebbero salva la vita: fecero voto alla Madonnna del Rosario e ogni 4 del mese di giugno facevano celebrare all’altare del Rosario una santa messa e due benedizioni; la spesa era di 60 baiocchi.

In onore di S. Michele arcangelo, l’otto maggio, Bernardo Vannimartini per una santa messa offriva 80 baiocchi. Nella festività di s. Anna c’erano tre messe a carico di Arcangeli Sante con uno scudo. Nella terza domenica di agosto, festa del SS.mo Sacramento, la famiglia Coiante pure con uno scudo faceva celebrare sante messe.

Il 14 settembre la festa dell’esaltazione della Croce era affidata alla famiglia Zelli che offriva uno scudo. Il signor Marco Felici, nel giorno della Candelora, offriva la cera necessaria, uno scudo e 40 baiocchi. Uno scudo da Angelo Vannimartini per la festa dell’Assunta. Questa dissertazione sarà bene terminarla elencando i festaioli o santesi del 1870, cioè quelli di cento anni fa. Per la festa della pace erano: Brigida Felici di Giovanni e Teodora Felici di Francesco. Per S. Giovanni Battista: Santa Vagni di Giovanni e Angela Climinti di Filippo. Per la festa del Rosario: Antonio Felici fu Pietro, Pasquale Dolci, Giuseppe Climinti e Domenico Felici”.
(Scritto da Padre Mauro su Leonessa e il suo Santo - 1970)


Un acquedotto a Casanova
Sempre alla ricerca delle radici storiche della nostra frazione, ci piace qui pubblicare un documento, fornitoci da Vitaliano Felici, riguardante il progetto di costruzione di un acquedotto per Casanova. Dell’iniziativa, almeno negli anni ’20, non se ne fece nulla, lasciando la frazione di Casanova e i suoi abitanti ancora privi di un proprio acquedotto.
Il 23 luglio 1922 si tenne una sessione straordinaria del Consiglio Comunale di Leonessa nel quale, presente il sindaco avvocato Giuseppe Chimenti, si discusse dei provvedimenti per la costruzione dell’acquedotto della frazione di Casanova. Erano presenti alla seduta, oltre al sindaco, i consiglieri: Luigi Bonanni, Giovanni Boccanera, Concezio Senzameno, Carlo Calandrini, Daniele Felici, Luigi Pasquali, Pasquale Santelli, Giuseppe Bigioni, Giovan Battista Riasa, Giovanni Paciucci, Aniceto Nardi. “Il consigliere Felici, ottenuta la parola fa rilevare come la frazione di Casanova, che conta 273 abitanti, malgrado le reiterate istanze di quei naturali, sia tutt’ora sprovvista di acquedotto, con grave danno di quella popolazione costretta ancora ad alimentarsi dell’acqua di una sorgente non condottata ed insufficiente ai bisogni dei frazionisti e del numeroso bestiame. Fa rilevare altresì che, mentre si è provveduto ai bisogni idrici di tutto il contado nessun provvedimento ancora si è adottato nei riguardi di Casanova, per la quale egli ritiene doveroso che l’Amministrazione abbia ormai a provvedere stabilendo in mancanza di sorgenti più vicine, che l’acqua necessaria, sia derivata dall’acquedotto del Capoluogo.
Il Signor Presidente ricorda al Collega Felici come la Giunta Comunale nella sua seduta del 14 novembre 1921, con deliberazione resa esecutoria dal Sottoprefetto del Circondario in data 3/1/c.a., al n. 4339 preoccupata dei bisogni di Casanova, ebbe a stabilire di dare incarico all’ing. Allegretti di studiare il problema, e suggerire all’Amministrazione Comunale il modo più pratico ed economico insieme per dotare di acqua la detta frazione. Informa il Consiglio che l’ing. Allegretti, cui non si mancò di dare regolare partecipazione, declinò l’incarico, ringraziando l’Amministrazione della fiducia attestatagli.Prima pertanto di adottare una decisione in proposito, egli ritiene necessario, allo scopo di non pregiudicare gl’interessi collettivi di si vitale importanza, di munirsi del parere di un tecnico competente e di affidare perciò l’incarico declinato dall’Allegretti ad altro ingegnere.
Il Consiglio Comunale udita la relazione del Signor Presidente della quale prende atto e le cui argomentazioni fa proprie, con voto unanime espresso per schede segrete, decide di affidare l’incarico di cui in narrativa all’ingegnere Dino de Paolis di Aquila. Il Signor Presidente riconosce e proclama l’esito della votazione assistito dagli scrutatori: Bonanni, Pasquali e Senzameno”.
(Ricerca di Vitaliano Felici)