Com'era Lu' Matrimonio a Casanova?

Usanze e rituali del fidanzamento
I giovani, in genere, si conoscevano all’uscita della messa, in alcune feste o ai balli organizzati
in qualche casa privata o in qualche sala pubblica.
Avvenuto il primo incontro si frequentavano per poco tempo e in segreto; si vedevano soprattutto all’imbrunire – dopo il lavoro – nei vicoli, nelle piazzette meno frequentate o nei prati. Ma il posto preferito pe fa l'amore era dietro la Fratta.

La domanda di matrimonio veniva fatta dal giovane insieme ai suoi genitori, ai futuri suoceri. In seguito, il fidanzamento veniva sancito e reso pubblico con una festa alla quale partecipavano parenti e amici dei futuri sposi. In questa occasione il fidanzato regalava alla fidanzata l'anello di fidanzamento.

Vigilia delle nozze
Nel periodo compreso tra il fidanzamento ufficiale ed il giorno delle nozze, i due fidanzati si vedevano la sera, a casa della ragazza davanti al focolare, se era inverno; sull'uscio dell'abitazione se era estate. Gli incontri avvenivano sotto gli occhi vigili dei parenti della donna. Ad essa, invece, era vietato perfino di entrare in casa del fidanzato; e a quest'ultimo in casa della ragazza.

La tradizione voleva che il futuro sposo offrisse un abbondante pranzo di addio agli amici maschi, i quali erano soliti ricambiare l'invito con dei regali.
La vigilia delle nozze nella casa della sposa si faceva l'elenco scritto di tutte le cose che componevano il corredo, "carta dotale" (tale lista si compilava perché era consuetudine che, in caso di morte precoce della donna, senza figli, la dote doveva tornare alla sua famiglia), quindi, tutto il corredo, si trasportava con dei cesti di vimini, se la casa dello sposo era vicina o su un carro tirato da cavalli o da muli, se era lontana. In questa occasione venivano preparati "i canestrilli" ovvero dei cesti addobbati a festa con nastri, fiocchi e fiori, riempiti di dolciumi di ogni genere, che le donne del paese portavano come omaggio agli sposi.

Durante il tragitto si formava un corteo di amici che, con musiche e canti eseguiti con un organetto, instauravano un clima di festa e di allegria. Arrivati a casa dello sposo, ad attendere sulla soglia c'era la madre che benediva con l'acqua santa la futura nuora e tutta l'allegra compagnia.

Lu' matrimonio vero e proprio
I matrimoni si celebravano di preferenza nel mese di aprile, dopo la Pasqua e anche nei mesi estivi. Periodi vietati erano la Quaresima, il mese di maggio (perchè si celebrava la festa della croce), l'Avvento e il mese di novembre (perchè dedicato ai defunti).

L'abito nuziale doveva essere regalato dallo sposo. La sposa per andare in chiesa non doveva mettere gioielli; soltanto gli orecchini erano ammessi. Per tradizione la suocera regalava coralli.
Per avere un matrimonio "felice" la vestizione della sposa doveva essere fatta da due donne sposate, che proprio per questo sapevano più "cose" della giovane. Il velo nuziale veniva messo dalla madre della sposa. Tutte le cerimonie del matrimonio si svolgevano nella frazione della sposa, se lo sposo abitava in un'altra.
Al mattino presto, prima di andare in chiesa, tutti gli invitati si recavano a casa della sposa, dove trovavano un ricco rinfresco. Celebrato il rito si tornava a casa, dove la sposa si toglieva subito l'abito nuziale e indossava un vestito preferibilmente color nocciola pallido.
Il giorno del matrimonio lo sposo ed i suoi amici si recavano, con i loro cavalli bardati a festa a prelevare la futura sposa nella sua casa tra canti e brindisi; lungo il tragitto gli amici ed i parenti allestivano agli sposi la parata, sbarrando la strada con corde e nastri colorati, i quali erano sciolti solo quando gli sposi stessi o i loro familiari pagavano pedaggio in vino, denaro e dolciumi.

Il pranzo doveva essere di non meno di dodici portate; al dolce gli sposi facevano il giro degli invitati per porgere un cucchiaio di confetti ed ogni invitato metteva delle monete in un cestino portato dalla sposa. Terminato il pranzo si ballava e si cantavano alcuni stornelli, dopodiché, verso le 22:00, la sposa saliva in camera a cambiarsi ancora di abito.
Poco dopo iniziava un corteo con le fiaccole composto da amici e parenti che gettavano riso e confetti sugli sposi. Per tutto il percorso si cantava e si ballava e, quando la distanza della casa dello sposo era rilevante si allestivano dei carri, tirati da due asini infiocchettati che portavano due larghi cesti ricolmi di pasticcini, fiori e confetti, che venivano dati alle persone che facevano da ala al corteo.
Giunti a casa dello sposo, trovavano una grande tavola al centro della quale era posta una ciambella con un bicchiere di vetro in mezzo: se i due sposi riuscivano a toglierlo senza rompere la ciambella, si diceva avrebbero avuto un figlio maschio, altrimenti una femmina.
Un'altra credenza voleva che il letto degli sposi dovesse esser fatto, in segno di buon augurio, da due o tre donne vergini. Passata la mezzanotte gli sposi erano finalmente lasciati in pace.

(tratto da “Le cose de prima” folklore tradizione dell’altopiano di Leonessa del 1999)