Sezione dedicata ai racconti, alle legende, insomma alla tradizione orale della frazione di Casanova

La festa della Croce
Il 3 maggio, festa del crocifisso, i contadini si recavano in processione nei loro campi per piantare, tra grani e fieni in fiore, delle croci di nocciolo o di altro legno.
Le croci venivano preparate incidendo verticalmente la parte superiore dell’arbusto di legno dove si incastrava l’asse orizzontale della croce insieme ad un ramoscello di palma benedetta e ad un pezzo di cera di una candela della Candelora.
Ogni contadino preparava tante croci per quanti campi di grano possedeva e nell’arco della giornata piantava una croce al centro di ognuno di essi. Piantata la croce si recitava questa poesia:
“Bentrovata croce santa,
sopra te c’è ogni speranza,
c’è lu fijio de Maria,
pe salva lu granu mia”.
Quando si mieteva il grano la croce veniva posta in cima alla “mucchia a pera” (montagna di grano raccolto) fino a quando non si portava all’ara.


Festa di San Giovanni
La festa di San Giovanni veniva il 24 giugno. Era consuetudine la processione per il paese e nel pomeriggio, nella piazza del Colle i giochi popolari: il tiro alla fune, le bocce, la pignatta e il tiro al gallo*.
La sera si ballava con l’organetto e si tirava il “palio della sorte”. Per questo gioco si usava che ogni paesano scrivesse il proprio nome e magari quello della consorte o dell’amata su un bigliettino che poi veniva messo in un canestro insieme a tutti gli altri.
A questi biglietti ne venivano aggiunti altri con suscritto “viva San Giovanni”.
A metà serata si procedeva all’estrazione dei biglietti; si continuava ad estrarre fino a quando non si trovavano i biglietti con suscritto “viva San Giovanni” a quel punto il biglietto primo estratto vinceva un premio.
I premi di un tempo erano una bambola, una valigia, delle pentole o delle coperte, sicuramente premi “poveri” rispetto a quelli di oggi, ma al contrario con un valore simbolico profondo. La serata proseguiva con canti e balli fino a tarda notte.
*(Il gioco del tiro al gallo consisteva nell’attaccare un fiasco in alto con una fune e vinceva chi riusciva a rompere il fiasco a suon di sassate).


Quante erano le famiglie a Casanova? E da quante persone era abitata? Quanti erano i cognomi?
I Cognomi di Casanova
Padre Mauro Coppari, molti anni fa, pubblicò su Leonessa e il suo Santo (n. 33 del settembre-ottobre 1969) un'accurata descrizione delle origini dei cognomi casanovenghi che ci è sembrato interessante riprodurre nel nostro sito.
"Tra le vecchie carte e documenti dell'archivio parrocchiale, ho tirato fuori uno stato d'anime dettagliato e preciso, dove gli abitanti sono descritti secondo la loro condizione. Tale documento è firmato da don Michelangelo Pietrostefani, parroco di S. Barbara in Leonessa e di Casanova. Siamo nel 1835, 2 di febbraio, ma viene registrata la popolazione dell'anno precedente. Casanova contava ben 274 anime, che raggiunsero la cifra di 322 nel 1847. Da allora si è notato un continuo regresso sino ad arrivare alle 90 anime dei giorni nostri, meno di un terzo del secolo scorso.
Esistevano 28 cognomi, mentre, attualmente, ce ne sono appena 5. Esistono ancora i vecchi cognomi, ma le famiglie si sono trasferite altrove, soprattutto a Roma e a Terni […]. Si fa notare che la famiglia più numerosa era, ed è tuttora, quella dei Felici, seguita dai Coiante, che ora non esiste più, e da quella dei Vannimartini. Quasi ogni famiglia aveva il suo sacerdote: nel 1834 ce n'erano 4; tra gli studiosi si deve menzionare il filosofo Felici Giansante nato il 10 maggio 1861 e morto giovanissimo nel Sannio, dopo aver studiato in Germania. Ecco l'elenco delle famiglie con la data rispettiva. Alcune esistevano da vario tempo, altre, invece, hanno avuto a Casanova una breve esistenza.
Pezza (1826), Coiante (1827), Climinti (1827), Aloisi (1827), Felici (1827), Vannimartini (1827), Locchi (1827), Viscardi (1827), Morelli (1828), Robimorga (1829), Vannaroni (1829), Renzi (1830), Arcangeli (1832), Marchetti (1832), Mazzieri (1834), Ungari (1834), Vannozzi (1834), Falcucci (1837), Pietrostefani (1837), Zelli (1838), Granelli (1838), Dolci (1841), Vagni (1842), Colangeli (1843), Angelucci (1844), Serva (1857), ed infine i Boccanera (1858).
Le famiglie che hanno resistito alla bufera dell'emigrazione sono: Felici, Vannimartini, Renzi, Granelli, Vagni e Boccanera".